Valeria Gaia

Exodus 2009

Si tratta di una serie di fotografie realizzate nel 2009 nell’oceano Pacifico – in apnea – nella Laguna dell’isola di Moorea, una delle cinque “Isole del vento” della Polinesia francese.
Tale lavoro fa parte di un più vasto progetto che, estendendosi dal 2006 ad oggi, costituisce una trilogia intitolata “LIQUIDA – MINERALIA – PLANTAE”, con l’obiettivo di indagare aspetti della realtà visibile nei tre elementi essenziali: liquido, minerale, vegetale e con l’intento di far emergere immagini evocative/simboliche/meditative assai più che realistiche.

“Attraverso le mie opere – dice l’artista – altro non cerco che osservare il visibile più liberamente possibile da stereotipi e condizionamenti della contingenza, silenziando la mente e ponendomi in un atteggiamento di ascolto meditativo sulla realtà che osservo. Un esercizio di concentrazione altamente efficace è la pratica dell’apnea nel fotografare il mondo marino e sottomarino”.

 

L’intento di vivere una dimensione più immateriale e universale ha condotto l’artista ad allontanarsi dai centri urbani e sociali dirigendosi all’esplorazione di luoghi come l’oceano, il deserto, la foresta. 
Con tale presupposto Valeria Gaia ha dato inizio nel 2006 ad una trilogia: liquida – mineralia – plantae, che l’ha condotta ad esplorare fotograficamente tra aspetti primari della natura:; l’acquatico il minerale e il vegetale 
Come dice Igor Stravinsky “La facoltà di osservare e di trarre profitto delle proprie osservazioni appartiene soltanto a colui che possiede almeno nel campo in cui opera una cultura acquisita e un gusto innato. 
Il gusto è una facoltà totalmente spontanea anteriore alla riflessione, un istinto, quanto alla cultura essa è una specie di addestramento che nell’ordine sociale conferisce  finezza all’educazione, nutre e perfeziona l’istruzione”
L’artista condivide questo pensiero  in quanto nei riguardi della cultura acquisita, lo studio della storia dell’arte resta per lei una fonte di riferimento e d’ispirazione estetica determinante.
“Il nostro spirito come il nostro corpo richiede un esercizio continuo e se non lo facciamo lavorare si atrofizza è la cultura che valorizza il gusto e gli permette di manifestarsi attraverso il suo esercizio “