Hiroschi Sugimoto

Negli anni ’80 inizia a creare le serie fotografiche per cui diventerà famoso, tra cui “Seascapes”, “Theaters”, “Dioramas” e “Portraits” utilizzando quasi sempre la tecnica della fotografia analogica in bianco e nero. La serie “Theatres” – qui esposta – , è ispirata dal desiderio di poter fotografare l’intera durata di un film, e ciò si traduce in immagini di schermi bianchi in vecchie sale cinematografiche o teatri, luoghi in via di estinzione. I lunghi tempi di esposizione lasciano impressa solo una luce bianca che annulla ogni cosa e mostra i particolari architettonici della sala. Tempo e luce sono le variabili chiave che creano un mondo sospeso, dove entra in gioco solo la sensibilità dell’osservatore. “Piuttosto che la macchina fotografica che proietta il mondo esterno su pellicola, mi interessa proiettare verso l’esterno il mondo che esiste dentro di me” ha detto. Le sue fotografie sono presenti nelle collezioni, tra le altre, del Metropolitan e del MoMA di New York, e della Tate di Londra.