Dal 12/10 BLG ospita Marcello Vigoni con una selezione di opere tratta dal progetto “Egosistemi”, a cura di Elisabetta Bacchin

di Elisabetta Bacchin

EGOSISTEMI illustra il percorso artistico di Marcello Vigoni, coprendo un arco temporale che va dal 2017 a oggi. In essa dialogano opere afferenti a tre grandi progetti (“Paesaggi dall’inconscio”, “Multiverso” e “Please Save Devero”), che sono il risultato dell’esplorazione di concetti che gravitano attorno alla filosofia, al biocentrismo, alla spiritualità, all’etica, alla quantistica e al concetto della visione utilitaristica umana.
In quest’esposizione, che presenta una selezione di opere tratte da Egosistemi, lo sguardo è rivolto in particolare sui processi di appropriazione dell’ambiente da parte dell’uomo, che è sempre più estraneo alla natura. Secondo Vigoni, l’uomo è incapace di osservare un luogo godendo della sua pienezza e del suo semplice esistere ma, al contrario, è insito in noi il bisogno di scomporre il mondo ed etichettarlo, comprenderlo per arrivare a possederlo. Non più Ecosistemi, quindi, ma EGOstistemi, in cui gli interessi dell’uomo prevalgono sulla natura.
E tuttavia, nelle opere scelte questa sorta di protesta nei confronti di un mondo sempre più frammentato assume i toni della poesia e ci ritroviamo a osservare la natura con un senso di dolce nostalgia, perché rappresenta una parte che, anche se sepolta, fa parte di noi in modo indelebile.
Nelle opere dell’artista, scenari atavici si fondono con immagini del quotidiano urbano, creando ambientazioni che nascono dall’inconscio, di profonda ricerca interiore. Luoghi onirici dove prendono vita veri e propri racconti in cui tutto sembra sospeso e che ci trasportano in una dimensione senza tempo. Vi è una pacata sensazione di calma che accompagna il racconto visivo, interrompendo il fluire caotico della quotidianità, catturando i sensi e conducendo lo spettatore all’interno di un mondo parallelo.
Traendo spunto dal pensiero di Eraclito, secondo il quale l’armonia non è altro che una sintesi degli opposti, Vigoni li indaga e li inserisce in un fertile dialogo: presente e infinito, reale e irreale, luce e ombra, sono tutti poli antitetici e, allo stesso tempo, sintesi di una medesima realtà. Questa “poetica degli opposti”, come la potremmo definire, ha reminiscenze nell’operazione concettuale che Magritte metteva in atto nel creare accostamenti paradossali e inconsueti, spesso identificabili solo a una seconda e più attenta osservazione, che portano a riflettere sui confini della realtà: cos’è vero e cos’è finzione? Dove si trova la linea di demarcazione?

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